Un romanzo, tratto da una storia autobiografica, che racconta la necessità di una donna di costruire una fortificazione attorno a sé e la voglia di dare una chance a quella sorte che finora l’ha vessata. Intervista all'autrice Tatiana Speroni
di Simona Gotti
REGGIO EMILIA - Ognuno di noi fugge da qualcosa. Come Dahila, un passato scomodo che sta provando di lasciarsi alle spalle e un presente tra paure e chiusure. Dahila è la protagonista di “Scegliendo di crederci ancora” di Tatiana Speroni (Kimerik Edizioni 2018), un romanzo che è un viaggio tra luoghi fisici ricoveri, ostelli, case “diverse” e strambe famiglie allargate, cioè “un gruppo di ragazzi un po' matti [...] che dovranno condividere l'aria che respirano per tanto, tanto tempo”.
Come Veronika, sempre senza trucco ma mai senza una felpa nera, Sofy e la sua corazza, il "fuori di melone" Simone, Cleo e il suo Joseph, che riesce a leggerti dentro, Antonia e Francesco, scappati di casa. Tutte storie di persone che hanno incontrato le avversità e le difficoltà della vita, che “hanno mangiato merda... ma che sono riuscite a credere ancora in se stesse. E anche Dahlila, alla fine, sceglierà di dare una chance a quella sorte che finora l’ha vessata, imparando che per amare bisogna prima amarsi.
Tatiana Speroni, l'autrice, ha 33 anni, è nata a Erba (Como) e vive a Reggio Emilia. La scrittura, passione ereditata dalla madre, è sempre stata la sua salvezza. "Scegliendo di crederci ancora” è la sua prima pubblicazione.
Come è nata l'idea del romanzo?
“Il libro è nato quando ho incontrato una ragazza, con il mio stesso nome, che aveva pubblicato con la casa editrice Kimerik. Allora mi sono detta: perchè non pubblicare anche io? Quindi ho aperto il mio diario, dove ho sempre annotato pensieri e scritti, e prendendo un pezzetto qua e là ho montato il romanzo. Ci è voluto un'annetto circa".
È una storia autobiografica?
"Il libro è romanzato, ma lo spunto di fondo è tratto dalla vita privata. Il libro mette nero su bianco una storia d'amore tossica e racconta di una fenice che risorge dalle proprie ceneri. Ma è anche una forma di riscatto per me stessa e soprattutto nei confronti di chi mi ha fatto del male".
Com'è stato presentare il libro in pubblico?
"Presentare in pubblico è sempre un po' una sorpresa: puoi trovarti davanti da 10 a 100 persone, ma anche nessuno. È sempre un mettersi in gioco: raccontare una testimonianza di vita non è semplice, ma il confronto con il pubblico aggiunge sempre quel pezzetto in più che aiuta a spiegare meglio il libro stesso, la propria storia e anche a chiarire con se stessi . Senza contare i buoni risultati della vendita al pubblico".
Chi è Tatiana oggi e cosa cerca nel suo prossimo futuro?
"Domanda molto complicata. Tatiana oggi è una donna che ha lottato tanto e che continua ancora a lottare. Sono una facilitatrice sociale dell'associazione Sentiero Facile che lavora presso il centro diurno Casa del sole e nel Centro di Salute Mentale di via Amendola a Reggio Emilia. Dal futuro mi auguro serentità e stabilità, dato che sto organizzando il mio matrimonio, previsto per la prossima primavera".
Il romanzo è stato presentato all'interno di "Luce dentro la malattia", un progetto promosso da Ausl Reggio Emilia e associazioni Sentiero Facile e Sostegno & Zucchero per portare in biblioteca le testimonianze scritte da persone con sofferenza psichica. In autunno il progetto continuerà con nuovi eventi in biblioteca e nella bassa reggiana.